Coltivazione: l'annaffiatura


Per annaffiare correttamente una pianta grassa bisogna principalmente tenere in considerazione i seguenti fattori: la velocità con cui si asciuga il terriccio, il periodo di quiescenza e l’età della pianta.
Nella bella stagione si può annaffiare non appena il terriccio si è asciugato completamente. Se il terriccio è abbastanza poroso, quando è asciutto in superficie, è sufficiente lasciar passare almeno un giorno per essere sicuri che sul fondo del vaso non ci sia troppa umidità.
Dare delle regole di carattere generale è comunque difficile: in linea di massima do per scontato che la pianta grassa sia in un terriccio con un buon drenaggio e in un vaso proporzionato secondo le indicazioni date in precedenza.
In estate per piante grasse a dimora in vasi piccoli e poco profondi (circa 10 cm) può capitare di annaffiare anche una volta al giorno. Per piante molto sensibili e soggette ad attacchi fungini sarà l’esperienza ad insegnarci di quanto diradare invece le annaffiature.
Quando si annaffia in questo periodo bisogna bagnare uniformemente il terriccio tutto intorno alla pianta fino a quando un po’ d’acqua fuoriesce nel sottovaso, svuotando naturalmente quest’ultimo se se ne è accumulata troppa. Seguendo tale modalità di annaffiatura, le radici crescono uniformemente e non verso l’alto come nei casi in cui si bagna appena la superficie. Lo scorrere dell’acqua attraverso tutto il substrato fino ai fori di drenaggio favorisce inoltre il ricambio di aria nel terreno e l’acqua in eccesso che esce nel sottovaso contribuisce a smaltire un po’ di quei sali minerali in eccesso che si accumulano nel terreno a causa delle concimazioni e della durezza dell’acqua stessa.
Il fabbisogno d’acqua di una pianta grassa varia anche in relazione alla sua età: i semenzali infatti, ovvero le giovani piantine nate da seme, vanno mantenute sempre in un substrato umido per i primi mesi successivi alla nascita. Si può lasciare asciugare il substrato tra un’annaffiatura e l’altra quando si sono irrobustiti ed hanno emesso le prime spine o foglioline. Durante l’inverno è bene vigilare sul loro stato ed annaffiare non appena perdono la loro turgidità

In inverno

All’avvicinarsi dell’inverno le piante grasse smettono di crescere ed entrano in un periodo di riposo o quiescenza. In tale periodo, fino alla ripresa vegetativa primaverile, non vanno annaffiate mai o quasi mai. Se la pianta è una specie in grado di resistere al gelo e viene lasciata all’aperto, deve essere lasciata completamente all’asciutto, solo così potrà superare indenne l’inverno; se invece è sensibile alle basse temperature va ricoverata in un locale per proteggerla dal congelamento. Il locale deve essere luminoso e fresco, l’ideale sarebbe una serra in cui la temperatura sia sempre alcuni gradi sopra lo zero. Se proprio siete costretti a ricoverarle in un locale riscaldato da termosifoni, l’aria secca può far appassire le vostre succulente, in tal caso bisogna bagnare leggermente la superficie del terreno oppure nebulizzarle periodicamente.
Le cactacee resistono di più alla mancanza d’acqua rispetto ad altre succulente, ma in un ambiente riscaldato patiscono ugualmente talvolta anche senza dar segno apparente di sofferenza. L’atmosfera calda ed asciutta tra le mura domestiche può far seccare le radici cosicché la ripresa vegetativa sarà ritardata. In primavera inoltrata certi cactus, nonostante il sole e le annaffiature, non tornano turgidi e tantomeno riprendono a crescere, chiaro segno che l’apparato radicale ha subito dei danni durante l’inverno. Per questo motivo per le piante grasse che svernano in casa è consigliabile in ogni caso bagnare un po’ il substrato circa una volta al mese.

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